Smart speaker e privacy: cosa c’è da sapere?

0

Non è un mistero: gli smart speaker sono, ormai, desideratissimi e presenti nelle case di tutti – o quasi – con buona pace delle polemiche sulla privacy.

Amazon in testa e 200 milioni di abitazioni dotate di questa tecnologia nel 2020, secondo le stime. Ma siamo davvero in pericolo?

Furto di dati sensibili: bufala o realtà?

I cambiamenti spaventano sempre, è un dato di fatto, e quando si parla di tecnologia di ultima generazione gli allarmi ed i “complotti”, reali o immaginari, invadono la rete e gli account social di milioni di utenti.

D’altro canto, gli altoparlanti “intelligenti”, capaci di riprodurre musica, eseguire comandi e rispondere persino alle nostre domande, hanno fatto davvero “il botto”, con oltre 28 milioni di unità consegnate soltanto nel terzo trimestre 2019.

E poiché, come abbiamo visto, le previsioni parlano di oltre 200 milioni di abitazioni coinvolte per il nuovo anno appena iniziato, vale la pena farsi due domande in tema privacy, trattandosi effettivamente di gadget continuamente connessi alla rete. Le domande che molti si sono posti sono più che giustificate: è possibile venire registrati a nostra insaputa, derubati dei nostri dati, spiati in segreto?

L’accusa è stata più volte mossa al leader del settore, Amazon, con la sua “Alexa“: sembra che l’intelligenza artificiale sia in grado di registrare e trascrivere le conversazioni con gli utenti e, quindi, di fatto, di violare la privacy; naturalmente il colosso statunitense ha negato e rassicurato, riferendo di annotare soltanto un numero estremamente minimo di conversazioni per migliorare la user experience; mossa condivisa dalla rivale Apple.

Il problema, però, non è solo relativo ai gadget in sé, come si potrebbe pensare, ma anche alle app e a tutti quei software che sono in grado di installare ed incamerare. Un rischio che diventa sempre maggiore al crescere degli utilizzatori: insomma, più smart speaker da gestire si tradurranno, nel tempo, in un aumento di questa tipologia di pericoli, poiché non ci si può aspettare che tutti abbiano la stessa solerzia e consapevolezza nel controllare la genuinità dei provider delle applicazioni date in pasto al proprio dispositivo, tanto per dirne una.

Di certo, comunque, si sa che il maggior numero di unità sarà presente negli USA: secondo le previsioni, in Italia, al confronto ne avremo solo la metà.

Non ci resta che attendere l’evoluzione dei prossimi scenari.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.