Lamborghini: la storia dietro il mito

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di Alessia Giannino

Quella di Ferruccio Lamborghini è una storia davvero interessante: proveniente da un contesto rurale, lasciò la scuola ai tempi delle elementari. Tutto ciò, però, non ostacolò la sua carriera tanto che, grazie alla sua determinazione e alla passione per le auto, riuscì a diventare multimilionario.

Ferruccio Lamborghini, inizialmente, si occupava della costruzione di trattori; solo in un secondo momento cominciò l’avventura con le “supercar”, grazie ad un diverbio con Enzo Ferrari, fondatore dell’omonima casa automobilistica.

Ma andiamo per gradi.

Durante la Seconda Guerra Mondiale ebbe modo di mostrare le sue capacità di tecnico riparatore, ma fu nel 1946 che ebbe l’intuizione che lo avrebbe portato sulla via del successo. Iniziò, infatti, a comprare veicoli militari e camion usati a basso prezzo e li modificò, cambiandone destinazione d’uso e trasformandoli in eccellenti trattori. Nacque così la Lamborghini Trattori che, presto, divenne il punto di riferimento nel settore. All’inizio venivano prodotti 200 elementi all’anno, ma si arrivò addirittura a 52 al giorno. I motori, pian piano, furono sostituiti con quelli di manifattura tutta italiana, giungendo a rappresentare un’entità industriale a tutti gli effetti.

Il litigio con Enzo Ferrari

Sono state raccontate tante storie sul motivo che avrebbe spinto Lamborghini a tentare la strada nel settore automobilistico. Certo è che l’imprenditore poteva permettersi di comprare auto di lusso, guidandone una diversa ogni settimana. Dopo la Maserati, la Mercedes e l’Alfa Romeo, ovviamente, arrivò anche la Ferrari, acquistata direttamente a Maranello. Valentino Balboni, collaudatore storico della Lamborghini, ha ricordato in varie occasioni che Ferruccio ne possedeva due e più volte aveva rovinato le frizioni a causa delle sue sgommate. Quando le smontò per ripararle si rese conto che la frizione che si guastava era uguale a quella che montava sui suoi trattori. La lamentela presto arrivò ad Enzo Ferrari che gli disse: “La macchina va benissimo. Il problema è che tu sei capace a guidare i trattori e non le Ferrari”. Questa, probabilmente, fu la scintilla che permise la realizzazione delle Lamborghini: infatti, passarono solo sei mesi per arrivare alla produzione della prima.

Ferruccio lavorò al suo progetto con l’intento di costruire qualcosa che gli somigliasse, esaudendo tutti i suoi desideri: pensava che se le macchine fossero piaciute a lui, infatti, sarebbero piaciute anche gli altri. Il simbolo scelto per rappresentare la sua attività fu il Toro, in contrapposizione con il cavallino rampante della Ferrari.

Nel 1969 Ferruccio Lamborghini fu insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro nel settore Industria ma, a causa di alcuni cambi di normative e della crisi petrolifera, fu costretto a vendere la quota di maggioranza ad un industriale svizzero. Negli anni ’90 ritornò, per breve tempo, ad occuparsi di nuovo di auto, facendo consulenza in segreto per la Bugatti e costruendo piccoli veicoli elettrici per i campi da golf.

Ferruccio morì a 76 anni nel suo vigneto e sulla sua lapide si legge: “Buon lavoro nella nuova Casa di Dio“.

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