Sorprende il Macbeth shakespeariano, ma non certamente per lo sfarzo dei costumi e la bellezza dei dialoghi. In verità questo capolavoro del drammaturgo inglese è ambientato in una Scozia nostrana, moderna, fatta di feste, alcol e progetti nefasti. Critiche e applausi suscita questo dramma nostrano messo in scena dal regista Andrea de Rosa che ha voluto porre nelle vesti dei personaggi principali, Macbeth e Lady Macbeth, il talento delle scene Giuseppe Battiston e la celebre e indimenticabile Elettra Frédérique Loliée. Un’interiorità spezzata da atroci delitti, da una sete di potere che i bimbi profetici incutono nella dissoluta coppia, tentandola a compiere non solo l’omicidio del re, ma anche quello del compagno di feste Banquo. Sigmund Freud si affaccia con la sua psicanalisi sul palcoscenico di questo girone infernale, che coinvolge tutti e che è testimoniato dai bambini profetici e dai figli che Lady Macbeth da alla luce morti. Scappati in Inghilterra, i figli del re ritorneranno, ma la loro precedente dipartita sarà pagata a caro prezzo, attraverso il massacro delle proprie famiglie.
Colpisce il teatro pieno, ma anche le scenografiche, arricchite da un’alternanza tra la luce ed il buio, tra luci psichedeliche che, illuminanti bimbi sanguinanti tutti intorno, rendono ciò che è intorno ancora più macabro e tristemente vero. La forma più oscura, quindi, vuole essere rappresentata sul palco ed è proprio questa interiorità che spingerà tutti protagonisti nel baratro. Insomma, ciò che il regista ha voluto rappresentare non è certamente il Macbeth dei tempi di Shakespeare, ma quello di ogni giorno, avvolto dalle sue incertezze e animato dalle sue nefandezze. Unico atto di due ore che ha tenuto con il fiato sospeso e che ha suscitato applausi convinti e poco convinti. Pazienza. E’ il rischio della creatività e del coraggio. Dell’improvvisazione.
Maria Anna Filosa