Scaramanzia e tradizioni sono due elementi fondamentali della cultura napoletana: queste due colonne portanti vanno a fondersi nel mito del Santo patrono della città e nel miracolo di San Gennaro che si ripete, salvo imprevisti, tre volte all’anno.
San Gennaro sarebbe vissuto a cavallo tra il III° ed il IV° secolo d.c. e avrebbe provato sulla sua pelle la persecuzione dell’imperatore romano Diocleziano, pagando con la vita la sua devozione: il 19 settembre, in particolare, è il giorno dedicato al Santo, nella ricorrenza del giorno del suo martirio. Secondo quanto tramandato, fu incarcerato e poi decapitato per ordine del proconsole Dragonio durante una sua visita al diacono Sossio, a sua volta incarcerato a Pozzuoli perché principale portavoce del cristianesimo nell’area flegrea.
Il culto riguarda le reliquie del Santo Patrono di Napoli, che nel corso dei secoli sono state più volte saccheggiate, spostate e recuperate. La sua santificazione avvenne soltanto nel 1586, ma le narrazioni cominciarono ben prima. I primi riferimenti risalgono al V° secolo. La leggenda vuole che una donna di nome Eusebia sia stata la prima a vedere il sangue raccolto nelle ampolle sciogliersi dopo averle avvicinate al corpo senza vita. Altre fonti, invece, collocano il primo prodigio del sangue molto più avanti nel tempo, alla fine del 1300: durante la festa dedicata all’Assunta, le ampolle sarebbero state esposte e si sarebbe verificata per la prima volta la liquefazione.
Il miracolo di San Gennaro si ripete tre volte l’anno: le donne anziane, conosciute come “parenti”, si radunano per pregare ed invocare il miracolo il sabato che precede la prima domenica di maggio, il 19 settembre ed il 16 dicembre. È l’arcivescovo di Napoli a portare avanti il rito, estraendo l’ampolla e cominciando a scuoterla secondo precise regole.
La spiegazione della scienza ci parla di sostanze naturali che potrebbero trovarsi nelle ampolle e che, disponibili allo stato solido, riescono a passare allo stato liquido con pochi movimenti.
Indecisi tra fidarsi e non fidarsi, i napoletani, negli anni, si sono appellati a tutti gli eventi catastrofici, collegandoli con la mancata liquefazione del sangue, pur di dimostrare la forza del proprio patrono.
Oltre al prodigio del sangue, il culto vede San Gennaro come protettore della città in caso di catastrofi, come possono essere stati i terremoti e le eruzioni del Vesuvio. Basti pensare che il Duomo di Napoli sorge sulle fondamenta della chiesa voluta dal vescovo Stefano I che nel 512 d.c. invocò il santo in occasione dell’eruzione del vulcano.