“È finita la pacchia” è un’espressione molto utilizzata nel linguaggio comune. In particolare, viene impiegata quando si interrompe un periodo particolarmente favorevole o piacevole, come potrebbe essere ad esempio una vacanza. Ma da dove deriva questa espressione? Qual è la sua origine? Scopriamolo insieme in seguito.
È finita la pacchia: cosa significa?
Con l’espressione “fare la pacchia” si intende godersi la vita senza particolari problemi e senza impegni. La pacchia infatti fa riferimento ad uno stile di vita felice e agiato. Già da questa definizione possiamo facilmente intuire come con l’espressione “è finita la pacchia” si intenda la fine di tale condizione e l’avvio di un periodo più complicato.
L’allocuzione è solitamente utilizzata nel linguaggio quotidiano per far redarguire qualcuno e invitarlo ad assumere un atteggiamento diverso. Ad esempio, può essere impiegata per dire ad uno studente svogliato di iniziare a studiare. Inoltre, può essere rivolto anche a più persone, sempre per indicare la fine di un periodo di agiatezza.
Se però tentiamo di trovare una radice storica al termine pacchia dobbiamo riferirci al mondo animale. ‘Pacchia’ infatti è una parola di derivazione latina (pabula, plurale di pabulum, che significa pascolo), che stava ad indicare la pastura per gli animali. La pacchia è quel momento in cui le bestie mangiano e bevono. Secondo la Treccani, inoltre, la parola è un deverbale di pacchiare, ovvero mangiare con ingordigia.
L’origine della parola è probabilmente da rinvenirsi nei dialetti del nord Italia. Nel dialetto Veneto ad esempio si trova la parola paciar, che significa muovere le mascelle, mentre nel dialetto milanese è piemontese ci sono le forme pacià e pacè, le quali indicano l’azione di mangiare con avidità e ingordigia.
Perché si utilizza l’espressione “È finita la pacchia”?
L’espressione “è finita la pacchia” indica quindi la fine di una condizione favorevole e piacevole della propria vita e l’avvio di una condizione più sfortunata e con problemi.